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VULCANO SOLFATARA

Il geografo Strabone (I sec. a.C.) chiamò Hephaiston (piazza di Efesto, in latino Forum Vulcani), il cratere più noto e tipico dei Campi Flegrei.

… Si deve già a Petronio (metà I d.C.) una rappresentazione dell’attività vulcanica, descritta a tinte fosche, … ma ispirata certo, allo scenario suggestivo che doveva presentarsi ai suoi occhi:

"Vi è, tra Neapolis e i vasti campi di Dicearchia, un luogo posto nel fondo di un abisso cavo, bagnato dalle acque del Cocito; infatti ne fuoriescono impetuosamente vapori, che si spargono intorno con soffocante calore. Mai in autunno questa terra verdeggia, né il fertile campo fa crescere l’erba, mai a primavera i teneri cespugli risuonano della discordante armonia del canto degli uccelli; ma lo squallore e le rocce coperte di nera lava gioiscono, circondate dal funebre cipresso." (Satyricon, CXX,67-75).

Nata 4000 anni fa circa e posta quasi al centro dei Campi Flegrei, la Solfatara (il cui nome deriva dal tardo latino Sulpha Terra – terra di zolfo) è un vulcano più recente di quelli di Agnano e Astroni. Le sue manifestazioni fumaroliche, la ciclica deformazione del suolo e le scosse sismiche costituiscono il suggestivo aspetto del suo vulcanesimo attivo.

Di tipo "monogenico", formato cioè da evento unico e in limitato spazio di tempo, non è più alimentato da magma. Le cronache però menzionano un’altra eruzione, avvenuta nel 1198. Questa dovette avere, tuttavia, solo carattere freatico, come dimostrano ritrovamenti archeologici effettuati nel 1980 sulle pendici del fianco sud-ovest del vulcano, dal momento che le sepolture rinvenute erano deposte nei materiali piroclastici dell’epoca dell’eruzione.

… Attualmente, a seguito delle crisi bradisismiche del 1970-72 e 1982-84, l’attività della Solfatara, costituente pericolo perenne per le circostanti aree urbanizzate, è sorvegliata da una vasta rete di strumenti e il vulcano è considerato dagli scienziati un laboratorio naturale di studi geologici.

Pozzuoli

… L’Osservatorio vulcanologico, piccolo edificio in muratura posto presso la fumarola detta Bocca Grande, fu eretto ai primi del 900 dal vulcanologo berlinese Immanuel Friedländer.

Nel 1810-1855 la Solfatara, di proprietà reale, fu sfruttata come cava per estrarre alcuni composti chimici usati a fini militari. Molti di questi, a base di zolfo e altri minerali, si possono ancora oggi vedere, sotto forma di patine, croste e cristalli, presso le fumarole, generati per sublimazione dall’attività idrotermale del vulcano.

Si accede alla Solfatara dal portone di un edificio del secolo scorso. Percorsa un’area parte boschiva, parte adibita a campeggio, si giunge al cratere. Qui il suolo è caratterizzato dal bianchetto, materiale argilloso-siliceo, dalla cui depurazione si estraeva, già in età romana, l’allume.

Percorrendo il perimetro interno in senso antiorario, si vede il versante sud-est, alla cui base affiorano lave vulcaniche rosso-brune, coperte in alto dai prodotti più chiari di eruzioni più recenti.

La macchia mediterranea, contrastante coi colori del suolo e dei versanti, copre a tratti i versanti e il settore nord del cratere. Si giunge poi alla Bocca Grande, recintata in seguito all’apertura di altre minori e di fratture circostanti, dove più intenso è lo spettacolo dell’attività vulcanica.

Proseguendo si incontra un altro edificio in muratura, dotato di due strutture ad arco, utilizzate come sudatori naturali grazie alla captazione di vapori caldi. Nell’area circostante sono presenti erica, cisto, corbezzolo e mirto, piante adattate al particolare tipo di suolo e ambiente.

Paolo CAPUTO e Maria Rosaria PUGLIESE "La via delle terme"

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