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BAIA

"Nullus in orbe sinus Baiis praelucet amoenis..."
(Nulla al mondo è più splendente dell'ameno golfo di Baia)
[Orazio, Ep. I - 1, 83]

Oggi Baia è una graziosa e tranquilla cittadina che impercettibilmente scivola nelle acque che furono così famose nell’antichità.

Al tempo dei Cesari si stendeva tra Punta Epitaffio e il Castello, in un magico spazio gremito di ville, terme, templi, piscine, colonnati, cupole e giardini come in un sogno, cui fungeva da scenario lo zoccolo verde di mirti e di vigne, giallo-ocra di pozzolana delle colline circostanti. Sorgevano accanto alle vie o si arrampicavano sulle colline, edifici termali, palazzi patrizi, scalinate marmoree, archi perfetti, statue di ogni dimensione scolpite dai sommi artisti, gigantesche come i Dioscuri, sublimi come la Sosandra di Calamide, pregiatissime come il Nettuno, che Petronio aveva celebrato nel Satyricon, che non è quello rinvenuto nel 1930 e di cui parlano gli Autori di Baiae et Misenum, bensì quasi con certezza il Nettuno di bronzo, di valore incalcolabile, che si trova nel Museo delle Ferrovie di Edimburgo (Scozia) e pervenuto dalle acque baiane.

I ricchi spesso, per mancanza di spazio, si spingevano a fabbricare anche nel mare, così che Baia – durante l’apogeo dell’Impero – si era trasformata in uno straordinario spettacolo di costruzioni e di varia umanità, uno specchio fedele della opulenza romana. Ma nel suo scrigno sottomarino, Baia conserva i suoi favolosi tesori, sia pure scalfiti dalle scorrerie piratesche di secoli, sia pure addentati dai parassiti marini, quando non hanno trovato riparo sotto il manto di sabbia.

… Fabbriche, botteghe di artisti e di artigiani, statue maestose di marmo pregiato, o busti di bronzo delicato, moli del portus Julius, fonti termali ancora attive sott’acqua, tronchi di colonne, ricamati capitelli, fistule, vasi, anfore, monete, monili… Tutto è come un sogno di un’Atlantide non leggendaria, ma in pietra e in marmo a pochi metri, che attende un’impossibile resurrezione come l’araba fenice, magari dalla bacchetta di un miliardario americano o dall’iniziativa dei paesi dell’Unesco, che si mossero per salvare i templi d’Egitto ad Abu Simbel. Forse basterebbe sbarrare con una diga solo uno spicchio della Baia sommersa, magari nell’arco antistante punta Epitaffio. Lo potrebbero fare gli esperti tedeschi e olandesi, rotti alle secolari battaglie col mare, cui sottraggono sempre nuovo spazio, anche se i nostri tecnici non scherzano in opere di colossali sbarramenti (come tutto il mondo riconosce).

Ora è solo un miraggio, una fata morgana per la fantasia, che si accende ai ricordi e alle letture di sommi poeti e di grandi scrittori. E’ certo però che la Baia che sta sott’acqua, se per miracolo potesse riaffiorare come Venere che la proteggeva, veramente rappresenterebbe lo spettacolo più straordinario che si possa immaginare e un evento archeologico unico nella storia, superiore alla scoperta di Pompei stessa. Ed è quanto dire…

Gianni RACE "Bacoli Baia Cuma Miseno: Storia e mito"

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